Il sistema nervoso autonomo e il canto
- mguadalupepimentel
- 24 apr 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 5 ago 2023
Sappiamo che cantare significa aprire la gola e anche più dalla capacità abituale. È biologicamente impossibile che la gola di una persona si apra se non si sente al sicuro. Non possiamo sceglierlo, è un programma neurologico del nostro corpo sviluppato per milioni di anni di evoluzione che ci ha dato la possibilità di adattarci e sopravvivere.

Qual è questo programma e come funziona?
Si chiama sistema nervoso autonomo e secondo la teoria polivagale di Stephen Porges ha 3 branche o circuiti. La branca del sistema simpatico che attiva il nostro corpo, fondamentalmente aumenta la frequenza dei battiti del cuore e accelera la respirazione perché più sangue e ossigeno possano circolare nel nostro corpo e così poterci muovere. Gli altri due circuiti sono parte del sistema parasimpatico, uno è il ramo ventrovagale che ci permette ad esempio di sentire sicurezza, tranquillità, curiosità, godere di buona salute e dell’interazione sociale senza sentire minaccia, così come di ragionare ed essere disponibile per l’apprendimento. È un stato di allerta rilassata con tante possibilità a portata di mano. Invece la branca dorsovagale è quella che ci consente la possibilità di immobilizzazione, di sperimentare la quiete, il nostro cuore batte lento e la nostra respirazione è molto piccola perché non abbiamo bisogno di muoverci. Innerva le viscere sotto il diaframma e ci permette la digestione concentrando tutta l’energia là.
Questi diversi circuiti ci consentono la regolazione durante la giornata per fare varie attività. Due di loro possono lavorare insieme per muovere il nostro corpo in una situazione sicura come giocare, fare sport, cantare, fare competizioni, lavorare; o per avere quiete e calma allo stesso tempo, ad esempio per dormire, meditare, allattare, abbracciare ed essere abbracciati. Quando ci troviamo in situazioni di pericolo o stress, sono anche loro che decidono automaticamente come difenderci. Se godiamo di un sistema salutare, la prima branca che prova a risolvere il pericolo è quella ventrovagale cercando di connettere con altre persone, di chiedere aiuto o di trovare compagnia nella difficoltà. Se questo funziona, torniamo a uno stato di maggiore calma. Però se non è stato sufficiente o possibile, si attiva il sistema simpatico, disconnettendo automaticamente il circuito ventrovagale, e ci prepara per la lotta o fuga. Predomina l’attività delle estremità, le braccia e le gambe, e della mandibola. E se questo non è abbastanza o raggiungibile, si attiva il ramo dorsovagale per l’immobilizzazione e così darci l’ultima opportunità di salvezza, o nel caso peggiore, ci evita il dolore liberando endorfine. Questa branca disconnette le altre due.
E come si relazionano con la nostra voce?
Il circuito ventrovagale, quello che ci concede di sicurezza e interazione sociale, innerva anche i muscoli della faringe e della laringe. Dunque solo quando questa branca è attiva, o detto in altre parole solo quando siamo al sicuro, la nostra voce ha la possibilità di essere efficiente, flessibile, salutare, comunicativa a favore dell’arte, e svilupparsi al massimo. Questo ramo del nervo vago si relaziona anche con i muscoli della faccia, con il cuore, i polmoni, lo sguardo e l’udito. Per questo cantare può essere così benefico per la salute permettendo la regolazione dello stress verso uno stato di calma. In parole di Stephen Porges “abbiamo un cuore nella nostra faccia e lo intoniamo con la nostra voce”.
Però quando siamo sotto stress questa branca perde la sua tonicità, e la voce e la respirazione reagiscono involontariamente. La voce può perdere potenza e suonare appena, o può alzarsi fino a gridare, oppure rimanere senza suono, senza parole. Niente di questo è favorevole per il canto, ma ormai in quel caso il canto non sarebbe una priorità per il sistema. Tuttavia, alcuni artisti della voce soffrono di stress sul palcoscenico e dunque le loro voci perdono qualità perché il sistema si attiva più verso la difesa che verso la comunicazione artistica e l’interazione sociale. Per questa ragione, può essere molto importante riconoscere presto i segnali del corpo e sapere come ritornare allo stato migliore per la voce e l’arte.
Per imparare a cantare, e sicuramente per imparare in generale, è indispensabile offrire un’atmosfera dove il/la cantante si possa sentire in sicurezza per aprire la sua gola, esplorare cose nuove, riconoscere sensazioni nel corpo e nella voce, per inspirare ampiamente, per imparare in modo profondo, salutare e durevole.
Che può fare un insegnante per offrire un ambiente sicuro nella lezione di canto?
Tra altre cose:
Essere libero/a da pregiudizi sulla voce del/della cantante e sulla propria voce;
Accettare che ogni persona ha i suoi tempi di apprendimento e che il/la cantante non fa cose sbagliate, fa quello che conosce, quello che ha d’avere con le sue abitudini e la sua storia di vita, il nostro compito come insegnanti è dargli la possibilità di sperimentare una nuova organizzazione che arricchisca il suo canto e accettare che lo/la studente ha sempre il diritto di scegliere, e che le sue scelte possono essere diverse dalle nostre;
Essere curioso/a di ogni cantante e il suo processo d’apprendimento, tutti siamo diversi e ogni studente è una opportunità per imparare;
Connettere con il/la cantante e i suoi bisogni e desideri;
Conoscere le leggi e gerarchie del corpo, della voce e dell’apprendimento per evitare di chiedere cose che non sono ancora possibile per ragioni anatomiche, fisiologiche, neurologiche o emozionali, prevenendo frustrazione, impotenza e confusione;
Offrire uno spazio gradevole, curato e sicuro;
Rispettare che il/la cantante ha diritto al proprio spazio fisico e fare attenzione di non invadere né il suo spazio né il suo corpo;
Essere in uno stato di calma per contenere e guidare le sfide dello sviluppo vocale.
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